PLASTICA NO, BIOPLASTICA SI!

Per chiudere il cerchio sulle parole chiave parliamo di: BIOPLASTICHE

La BIOPLASTICA è una sostanza composta, interamente o in parte, da biomassa organica, ossia molecole di natura vegetale, invece che da tradizionali molecole (polimeri) derivanti dal petrolio e possono essere degradate dai microorganismi.

Ci sono però alcune importanti considerazioni da fare. Il fatto che una plastica venga prodotta da materiali con base organica non vuol dire necessariamente che possa essere BIODEGRADABILE, le due parole non sono sinonimi. Esistono diverse tipologie di bioplastiche e la loro classificazione è determinata dalla costituzione della bioplastica stessa.

Se la base organica principale è di origine fossile allora la bioplastica è completamente biodegradabile

Se la base organica è costituita da miscele di amidi, come ad esempio l’amido di mais o frumento, allora la bioplastica è a base biologica e quindi biodegradabile, l’esempio su tutti sono i sacchetti che si utilizzano per la raccolta dell’umido.

Se la base organica è costituita SOLO in parte da materiali a base biologica, (barbabietola, risorse fossili e oli vegetali) allora le bioplastiche non sono biodegradabili. In questo caso però, il vantaggio è comunque quello di avere un minor impatto ambientale perché la percentuale di polimero nel prodotto è quantitativamente più bassa, quindi meno petrolio utilizzato e meno emissioni gas serra generate.

I vantaggi delle BIOPLASTICHE sono molteplici: sono prodotte da fonti rinnovabili, hanno un impatto ambientale minore sull’ecosistema, le materie prime vegetali sono continuamente presenti in natura e riducono il volume dei rifiuti in fase di smaltimento. D’altro canto, è doveroso evidenziare che i costi di produzione delle bioplastiche sono particolarmente elevati rispetto alla produzione della plastica intesa come tale.

Tra le BIOPLASTICHE più conosciute troviamo il Mater-Bi, materiale con il quale sono fatti i sacchetti della spesa alimentare o i sacchetti per la raccolta dell’umido e l’acido polilattico, più comunemente conosciuto come PLA, apparentemente simile alla plastica tradizionale per trasparenza e resistenza.

Presteremo particolare attenzione a questa sigla perché rientra nei canoni di #ristorazione sostenibile.

Bicchieri, cannucce, pellicola da cucina, bottiglie, sono solo alcuni dei prodotti che si possono creare con il PLA. L’importanza di utilizzare questi prodotti, non è solo una moda, ma una vera e propria necessità per proteggere l’intero pianeta. I prodotti in plastica sono stati messi al bando da parte dell’Unione Europea, che già da tempo ha sviluppato leggi in merito e, come abbiamo detto poco fa, esistono moltissime soluzioni per far sì che un ristorante o un bar sostituisca totalmente i prodotti creati con la plastica tradizionale.

Il PLA è molto consigliato per bevande e cibi freddi, per ragioni di sicurezza, infatti, non dovrebbe essere utilizzato per cibi a temperatura superiore ai 45°, questo perché la sua temperatura di fusione in fase di creazione è di 60° e quindi, rischieremmo, nel versare una zuppa o una bevanda calda, che il contenitore si sciolga.

Per concludere, abbiamo cercato di spiegarvi, nel modo più semplice possibile la differenza tra le parole chiave importanti nel concetto di #ristorazione sostenibile, sperando di aver centrato il punto ed aver dato anche qualche spunto in più di riflessione sempre nell’ottica che tutti insieme possiamo contribuire al cambiamento e alla salvaguardia del nostro pianeta.

Proteggiamo l’ambiente!

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